Con la Proclamation n. 10795 del 29 settembre 2025, il Presidente Trump, nell’ottica di tutelare la filiera manifatturiera interna, ha annunciato che, a partire dal 14 ottobre 2025, saranno applicati dazi addizionali del 10% sul legname di conifere e da costruzione e del 25% sui prodotti in legno lavorato, tra cui mobili e complementi d’arredo. La stessa Proclamation prevede inoltre che, dal 1° gennaio 2026, le aliquote aumenteranno rispettivamente al 30% e al 50%.
L’introduzione di tali tariffe è stata giustificata con la necessità di proteggere, per motivi di sicurezza nazionale, il processo manifatturiero americano, ritenuto “inondato da prodotti provenienti da altri Paesi”.
Al momento i beni originari dell’Unione europea non subirebbero particolari danni. E’ previsto, infatti, per questi che il dazio imposto non possa determinare un’aliquota complessiva (dazio MFN + addizionale) superiore al 15%. Restando, quindi, entro i confini stabiliti nell’Accordo di Luglio scorso.
Se i produttor UE del settore legno tirano un sospiro di sollievo, non è così per i produttori di pasta nazionali. Perché nel mirino della battaglia dei dazi dell’Amministrazione USA finisce adesso uno dei simboli del Made in Italy: la pasta secca di semola di grano duro. E per giunta con un’accusa di dumping.
Il Dipartimento del Commercio statunitense asserisce di avere accertato l’esistenza di pratiche di dumping da parte di alcuni produttori italiani di pasta, ossia la vendita sul mercato statunitense a prezzi inferiori al valore normale di mercato. In conseguenza di ciò, sono stati annunciati dazi antidumping preliminari pari al 91,74% del valore del prodotto, applicabili a un ampio numero di imprese italiane esportatrici di pasta.
Tale aliquota punitiva andrebbe ad aggiungersi al dazio del 15% già vigente, portando l’imposizione complessiva a circa il 107%. Secondo le informazioni disponibili, la decorrenza di questa maggiorazione tariffaria potrebbe scattare a partire dal 1° gennaio 2026, salvo diversa determinazione finale delle autorità USA.
La reazione italiana è stata immediata e su più livelli:
- sul piano bilaterale, l’ambasciata italiana a Washington e i Ministeri competenti (Affari Esteri e Agricoltura) hanno avviato un dialogo aperto e costruttivo con il Dipartimento del Commercio USA, nel tentativo ottenere una revisione della misura prima della sua efficacia;
- sul piano piano interno, il 6 ottobre 2025 si è riunita la Task Force sui dazi statunitensi per discutere degli ultimi aggiornamenti relativi al commercio transatlantico, in particolare sui dazi preliminari antidumping fissati dal Dipartimento del Commercio USA al 91,74% per numerose aziende italiane produttrici ed esportatrici di pasta. Nel quadro più ampio dei rapporti UE-USA, la Task Force ha richiamato la lettera con cui il Commissario europeo per il Commercio e la Sicurezza economica ha sollecitato alle controparti statunitensi la corretta attuazione delle intese transatlantiche: revisione dei dazi al 50% (rispetto al 25% previgente) sui derivati di acciaio e alluminio, conferma del tetto del 15% per le categorie oggetto di nuove indagini ai sensi della Section 232, e piena efficacia delle esenzioni daziarie già concordate.
- sul piano tecnico legale, la Commissione europea, in coordinamento con il Governo italiano, valuta le opzioni disponibili, incluso un eventuale ricorso WTO, avverso l’esito finale dell’indagine statunitense qualora l’imposizione complessiva, pari al 107%, venisse confermata.
La partita continua.
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Antonio è Partner del dipartimento IVA & Dogane. È responsabile per le attività di consulenza in materia doganale e tassazione indiretta dei prodotti energetici e alcolici
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